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Le vallate del Santerno, Senio, Sintria e Lamone che solcano gli Appennini nella parte occidentale della Romagna, sono intersecate, ad una decina di chilometri dalla linea di congiunzione con la pianura, dalla Vena del Gesso Romagnola.

È una dorsale di solfato di calcio, variamente cristallizzato e stratificato in imponenti bancate, che affiora per una lunghezza di una ventina di chilometri e con una larghezza che non supera mai il chilometri attraversando sei comuni tra cui Riolo Terme.

La formazione gessosa-solfifera ha inciso nella costruzione del paesaggio che si stende tutt’attorno, influenzando favorevolmente il microclima delle quattro vallate.

È una ricchezza naturale e storica che sorprende ed affascina l’escursionista che a piedi percorre i sentieri del Parco.

“La candidatura – si legge nella motivazione – si basa sul criterio VIII della Convenzione del 1972 che fa riferimento a testimonianze straordinarie dei principali periodi dell’evoluzione della terra e riguarda una zona ricca di depositi evaporitici che generano forme carsiche, particolarmente significativa per lo studio della disgregazione del supercontinente Pangea  avvenuta circa 200 milioni di anni. L’intero complesso costituisce il primo e il più studiato carso evaporitico del mondo”.

Parco regionale della vena del gesso

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